Le piramidi e il culto dei morti
(Alessandro e Daniele)
Le tombe dei faraoni erano gigantesche e molto elaborate per cui la loro costruzione richiedeva molti anni. Esempio tipico sono le piramidi, nelle quali furono sepolti alcuni tra i primi faraoni. Poiché le tombe venivano spesso profanate dai ladri, i faraoni furono in seguito sepolti con le loro ricchezze in stanze alle quali si accedeva tramite complicati labirinti sotterranei. Ma neanche questo accorgimento valse sempre a difendere le tombe dai ladri.
Il grande Faraone Osiride è uno degli dei più amati in Egitto perché ha rivelato che esiste una vita ance dopo la morte. Gli egizi ne hanno una così grande certezza che addirittura chiamano "Osiride" i loro defunti.
Poiché si crede che dopo la more l'anima abbia bisogno del proprio corpo, il corpo deve essere ben conservato. L'Osiride viene portato agli imbalsamatori, i quali lo sottopongono a uno speciale trattamento che gli impedirà di corrompersi. Prima di tutto levano il cervello e i visceri del morto e li pongono in appositi vasi (vasi canopi); poi purificano il corpo, lo riempiono di spezie profumate e lo ricoprono con bicarbonato di sodio. Dopo 70 giorni il corpo sarà completamente essiccato e potrà conservarsi per migliaia di anni. Allora viene lavato e unto con oli profumati, ingioiellato e avvolto con arte in lunghe bende di lino, tra le quali si nascondono dei piccoli oggetti, o amuleti, a protezione della mummia.
Il giorno del funerale la mummia, viene traghettata sulla sponda occidentale del Nilo, dove si trovava la dimora dei morti e dove per il defunto è stata preparata una tomba nella roccia. Ogni egiziano si preoccupava, finché era ancora in vita, di prepararsi una tomba e voleva la più bella e la più duratura che gli permettevano i suoi mezzi. Questa casa per l'eternità non sarà quindi di mattoni ma di pietra e, possibilmente, dovrà essere decorata di pitture. Là i parenti lo seppelliranno con il corredo funebre che gli servirà nell'aldilà: abiti, gioielli, arnesi...Tutto ciò, insomma, di cui un vivente può avere bisogno.
I sacerdoti portano la mummia nella bara modellata a forma di corpo, su una slitta trainata da buoi: insieme c'erano donne pagate per piangere e strapparsi le vesti e i capelli.
Una processione portava i quattro vasi canopi alla porta della tomba dove un sacerdote, con una maschera da sciacallo raffigurante Anubi, il dio dei morti, reggeva in piedi la mummia durante il rito della "Apertura della bocca" che consentiva al defunto di rispondere alle domande dei 42 giudici dell'aldilà. Mentre il suo cuore veniva pesato sulla bilancia della verità. Infine, posta la bara dentro il sarcofago di pietra nella camera sepolcrale, i sacerdoti uscivano spazzando le loro impronte e sigillavano la porta. All'esterno c'era un tempietto dove i parenti del defunto andavano a deporre le loro offerte in natura per mantenere in vita il suo "ka".
Il morto doveva affrontare un viaggio lungo e rischioso prima di poter godere dei piaceri dell'aldilà. Doveva superare un gigantesco serpente e un coccodrillo, evitare di finire in una rete da pesca e in una fornace ardente e sfuggire a coloro che credevano di annegarlo e tagliargli la testa.
Superate queste prove, il morto giungeva nell'oltretomba, dove il suo cuore veniva pesato dal dio Anubi. Se il peso era uguale a quello della piuma della verità, il morto era ben accolto dal dio Osiride, altrimenti veniva dato in pasto ad un mostro.
I

Piramide

Mummia

Vasi canopi

Sarcofago